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KANKU: “ guardare verso il cielo”, “saluto al sole”. Antico Kata da cui furono ricavati gli attuali Heian e Pinan. Si distinguono due forme di Kanku, quella lunga (Dai) e quella corta (Sho).
KEIKOKU: ammonizione con penalità di un Waza Ari in Sanbon Shobu. L’arbitro addita con il suo indice i piedi di chi ha commesso il fallo formando un angolo di 45°.
KYU: livello inferiore nelle arti marziali, al di sotto della cintura nera. I praticanti graduati in kyu sono detti Mudansha (senza Dan).
KYUDAN: insieme di gradi inferiori (Kyu) e superiori (Dan) attribuiti nelle arti marziali.
KYO KU SHIN KAI KAN: associazione giapponese di Karate. Questo stile, con connotazioni marcatamente sportive, creato nel 1955 da Masutatsu Oyama (1923), è una variante dello stile Goju ryu. Esso è una forma molto dura ed efficace di Karate, basata sulla forza e sullo spirito zen, in cui le posizioni sono naturali e le tecniche eseguite in rapida successione, per ridurre la resistenza dell’avversario. Attribuisce grande importanza agli esercizi respiratori e utilizza delle tecniche pericolose, quindi vietate dal Karate do, ma che si dimostrano di grande efficacia nel combattimento reale.
KIKEN: abbandono. L’arbitro indica con l’indice verso il concorrente.
KEMPO: “la via del pugno”. Arte marziale cinese di combattimento senz’armi, introdotta a Okinawa intorno al 1600. Quest’arte cinese era originale per le sue tecniche di pugno, forti e veloci, e per gli agili spostamenti delle gambe durante il combattimento.
KENDO: “via della sciabola”, “via della spada”. Arte marziale (Budo) del maneggio della sciabola, spada (Ken). Questa disciplina di combattimento era praticata sin dall’antichità da tutti i guerrieri giapponesi (Bushi) e dopo il XIII secolo, dai Samurai. La pratica del Kendo ha per obbiettivo quello di plasmare lo spirito e il corpo, di sviluppare uno spirito risoluto.
KEN: pugno. Vi sono sei tipi di pugni.
KENSETSU GERI: tecnica di calcio eseguita lateralmente sul ginocchio dell’avversario.
KENTSUI: pugno a martello. Viene chiamato anche Shutsui (mano a martello). I colpi vengono effettuati con la parte inferiore del pugno.
KENTSUI UCHI: percossa col pugno a martello.
KENSHIKAN: stile di Karate analogo allo Shito ryu, praticato soprattutto in Giappone nella regione di Kyoto. Si basa soprattutto sullo studio dei Kata e la loro applicazione e interpretazione.
KESA GERI: tecnica di calcio eseguita in diagonale, trasversalmente.
KACHI MAKE: combattimento di gara che deve terminare obbligatoriamente, con una vittoria per ippon. In tal caso il vincitore viene detto Kachite.
KIBA DACHI: posizione del fantino. Le gambe sono divaricate, i piedi sono paralleli con il peso distribuito in eguale misura su entrambi; le anche sono abbassate, il dorso è eretto e perpendicolare rispetto al suolo.
KIME: concentrazione finale di potenza. Fissaggio della tecnica al momento del contatto. Contrazione Isometrica dopo una contrazione isotonica.
KIZAMI ZUKI: pugno corto. Colpo improvviso distendendo con forza il braccio utilizzando la spinta delle anche e della gamba posteriore.
KOBUSHI: tecnica di pugno mortale
KO EMPI: piccola tecnica di percossa con il gomito verso l’indietro, eseguita da distanza ravvicinata.
KO HAKU SHIAI: competizione tra due squadre, quella dei “Bianchi” e quella dei “Rossi”, i cui componenti si affrontano singolarmente.
KOKEN: tecnica di percussione (Koken uchi) eseguita con il dorso del polso flesso.
KOKUTSU DACHI: posizione basata sulla gamba posteriore. I piedi sono distanziati tra loro ad angolo retto, la gamba posteriore è piegata mentre quella anteriore è leggermente allungata, i fianchi sono bassi e il tronco è in posizione semifrontale. Il peso è distribuito nelle seguenti percentuali: 30% sulla gamba anteriore, 70% sulla gamba posteriore.
KOSA DACHI: posizione a piedi incrociati. Heian 4.
KOSHI: avampiede.
KO BUDO: si attribuisce il termine di “Antiche arti marziali” alle arti marziali cosiddette minori. Questo nome si applica a tutte quelle discipline marziali che utilizzano delle armi non convenzionali. Le piccole scuole di Kobudo sono raggruppate nella Federazione giapponese “Kobudo Shinko Kai”.
KUMADE: mano a zampa d’orso. La dita ed il pollice sono piegate in modo che le punte tocchino il palmo.
KUMADE UCHI: percossa con la mano a zampa d’orso.
KURU RUN FA: antico Kata che insegna la maniera di bloccare un attacco e di annullarlo.
KIME WAZA: tecnica decisiva.
KATA (KAHO): “forma”, “sequenza tecnica”. In tutte le arti marziali i Kata sono dei combattimenti immaginari, costituiti da movimenti e tecniche di base eseguiti in maniera lenta e corretta. Essi vengono studiati per meglio comprendere l’essenza di uno stile e sono praticati sia per ottenere un perfezionamento tecnico sia per un motivo squisitamente estetico (la bellezza del gesto). Essi possono definirsi come la coreografia dell’attacco e della difesa e le forme rituali delle tecniche e dei movimenti, mentre i Waza ne rappresentano l’applicazione pratica il Do l’aspetto spirituale. Tutti i Kata devono iniziare e terminare con un saluto ai maestri e ai suoi assistenti.
KATACHI: forma.
KAMAEKATA: guardia. Dev’essere tale da consentire il movimento in tutte le direzioni, sia in attacco che in difesa.
KEN: condizione di attività.
KEN NO SEN: prendere l’iniziativa in anticipo.
KERRI NUKE: attaccare di calcio spiazzando l’avversario.
KI: energia interiore.
KI AI: “ unione delle energie”, è il “grido che dona la vita”, considerato come la concretizzazione del principio attivo (Aiki) dell’universo. Esso è il grido emesso durante un attacco, il cui effetto, producendo delle vibrazioni della stessa natura di quelle dell’avversario, sarebbe in grado di paralizzare per un istante le reazioni di quest’ultimo, permettendo quindi una vittoria più agevole e sicura.
KIKAKU: spirito.
KOKJU: respirazione (ritmo).
KAN: è importante mantenere lo sguardo su tutte le cose sia in ampiezza che in profondità. Vi sono due modi di guardare: Kan e Ken. Kan è penetrare la vera natura delle cose, Ken è rimanere alla superficie dei fenomeni.
KAKE: gancio a uncino.
KAKA UKE: parata con il braccio o la mano a gancio.
KANI BASAMI: forbice.
KARIKOMI: penetrare.
KIZAMI GERI: calcio improvviso.
KUZUSHI: schiacciare, demolire.
KAMAE: posizione naturale di guardia.
KAMAE TE: posizione di guardia con le mani pronte ad attaccare e a parare.
KARA: letteralmente vuol dire vuoto. In Karate si riferisce sia alle mani vuote cioè prive di qualsiasi arma, che alla mente, che durante il combattimento deve essere totalmente libera da pensieri e impressioni.
KARATE GI: uniforme di combattimento per il Karate (erroneamente chiamato Kimono), composta da un’ampia giacca di cotone bianco e da un paio di pantaloni strutturalmente analoghi a quelli del Judogi, ma di un tessuto meno robusto rispetto a questo poiché il karategi non deve sopportare le sollecitazioni di un combattimento corpo a corpo in posizione eretta (Tachi waza) o al suolo (Ne waza). La cintura può essere percorsa, logitudinalmente, da un filo di colore rosso o bianco.
KARATE DO: tutti i praticanti di Karate-Do tradizionale, a qualunque stile appartengano, tengono a rimarcare la qualifica di Do attribuita alla loro arte, per sottolineare che il loro Karate, con la ricerca della Via”, costituisce un Budo a pieno titolo e si differenzia da stili di combattimento similari privi di una tale implicazione spirituale, eticae morale.
KARATE SHINTO: scuola giapponese di Karate, fondata da Yamaguchi Gogen nel 1955 che amalgamava tra loro i principi dello Zen, dello Yoga, dello Shinto e del Karate do. Esso tende a trasformare la pratica del Karate in una sorta di religione spiritualista.
KIHON: fondamentale.
KURUWASATE KATSU: sconvolgere il ritmo.
KUZUSHI: spazzata.
KO SOTO GAKE: piccola falciata esterna. Tecnica di proiezione.
KAGI ZUKI: pugno a gancio. Viene tirato con il gomito completamente piegato su dei bersagli laterali (plesso solare o fianchi dell’avversario).
KAISHO: mano aperta.
KAKATO: o ENSHO o KAGATO. Tallone.
KAKE SHUTO UKE: parata agganciante con la mano a coltello. L’avambraccio para dall’interno verso l’esterno con un movimento circolare.
KAKE WAZA: tecnica d’agganciamento.
KAKIWAKE UKE: parata a cuneo rovesciato. Con un movimento dall’interno verso l’esterno, la parte esterna delle avambraccia esegue una parata o un allontanamento su di un pugno diretto al viso.
KAKUTO: polso a testa di gru. La mano è piegata al massimo verso l’interno (flessione palmare).
KAKUTO UKE: parata con la mano a testa di gru.
KEAGE: calcio frustato.
KEITO: polso a testa di gallina. Mano piegata verso l’esterno (flessione ulnare) con il pollice verso l’interno e le dita flesse.
KEITO UKE: parata con la mano a testa di gallina.
KEKOMI: calcio spinto.
KALARIPAYAT: “addestramento per il campo”. Arte marziale indiana, molto antica, originaria del Kerala. Essa comprende tecniche a mani nude, simili a quelle del Karate e dello Aiki jutsu.
KU: nove.
KUMITE: combattimento.
KUMITE
KIHON IPPON KUMITE: combattimento prestabilito ad un attacco.
KIHON SAMBON KUMITE:combattimento prestabilito a tre attacchi.
KIHON GOHON KUMITE: combattimento prestabilito a cinque attacchi.
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