Terminologia S

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SHIKKAKU: squalifica. L’arbitro utilizza due segnali con la mano dicendo: “Aka (o Shiro) Shikkaku”. Prima indica con l’indice il volto di chi ha commesso il fallo poi obliquamente su e dietro di se. L’arbitro annuncerà con il gesto appropriato come precedentemente descritto: “Shiro (o Aka) No Kachi!”.
SHOBU HAJIME: comincia il prolungamento. L’arbitro è sulla sua linea.
SHOBU SANBON HAJIME: comincia il combattimento. L’arbitro è sulla sua linea.
SHUGO: consultazione di Giudici. L’arbitro fa segno con le braccia ai Giudici.
SHINDO SHIZEI RYU: scuola fondata nel 1934 da Konishi Yasuhiro, un allievo di Funakoshi Gichin e Ueshiba Morihei, che enfatizzava lo sviluppo spirituale dei Karateka, con la pratica di un gran numero di Kata.
SHITO RYU:

scuola di Karate di Okinawa creata nel 1928 da Mubuni Kenwa (1889-1952), che prevede un numero considerevole di Kata (circa cinquanta) e in cui la potenza fisica gioca un ruolo di primaria importanza.
SHIZEN TAI: posizione naturale. Il corpo rimane rilassato ma potenzialmente pronto al movimento per reagire a qualsiasi situazione. Le ginocchia sono rilassate e flessibili per poter scivolare istantaneamente in una posizione di attacco o di difesa.
SHORINJI KEMPO: stile particolare di Karate concepito da dei religiosi Zen e utilizzato come completamento ai loro esercizi spirituali di non meditazione; esso può considerarsi come una miscellanza di Judo e Karate.
SHORIN RYU KARATE DO: scuola di Karate creata nel 1830 a Okinawa da Mtsumura Sokon (1809-1899), essa studia in maniera approfondita i Kata e la loro applicazione.
SHOTOKAI: scuola di Karate creata a Tokyo verso il 1926 da Funakoshi Yoshitaka, figlio di Funakoshi Gichin. Essa cerca soprattutto di sviluppare lo spirito dei praticanti, trasformando il Karate più in arte di vita che in uno sport.
SHUKOKAI: scuola di Karate coreografico creata nel 1948 da Tani Chojiro che si ispira a tecniche di Karate mutuate dal Goju ryu e dallo Shito ryu. I combattimenti, senz’altro spettacolari, vengono praticati indossando maschere, parrucche e altri accessori.
SHO SUKUI UKE: parata raccolta col palmo della mano.
SHUBO: l’avambraccio può anche essere così chiamato, letteralmente vuol dire braccio a bastone.
SHUTO: taglio della mano a coltello. Le dita sono tese e contratte, si utilizza il bordo esterno del palmo sia per parare che per attaccare.
SHUTO UCHI: percossa col taglio della mano a coltello.
SHUTO UKE: parata con la mano a coltello.
SHUTSUI: mano a martello.
SHUWAN: porzione inferiore dell’avambraccio.
SOKUBO KAKE UKE: parata con la gamba uncinante.
SIKUMEN AWASE UKE: parata laterale combinata utilizzando ambedue le mani.
SOCHIN: “So” violenza; “Chin” calma. Kata presente negli stili Shotokan e Shito ryu, un tempo chiamato Hakko. Le tecniche di questo Kata variano secondo gli stili, ma tutti sono imperniati sulla posizione di base Sochin dachi (posizione consolidata, vedi Fudo dachi) che permette l’esecuzione della maggior parte delle tecniche d’attacco e di difesa. Esso è uno dei Kata superiori dello stile Shotokan.
SOKUTEI MAWASHI UKE: parata circolare con la pianta del piede.
SOKUTEI OSAE UKE: parata pressante con la pianta del piede.
SOKUTO OSAE UKE: parata pressante col taglio del piede.
SOTO MAWASHI UCHI: colpo di taglio circolare, dall’ esterno verso l’interno.
SANBON: tre attacchi.
SANBON GERI: tre calci.
SANBON ZUKI: tre pugni.
SHOTO: soprannome del M° Funakoshi.
SHOTOKAN: stile di Karate creato e praticato dal M°Funakoshi.
SEI: quiete e movimento, inerzia e attività.
SUN DOME: arrestare la tecnica appena prima del contatto con l’avversario, un sun equivale a circa tre centimetri.
SABAKI: tecnica di spostamento.
SAGATE EMPI: percossa di gomito a livello basso.
SAMURAI: classe di Bushi (guerrieri, Shi) al servizio di un nobile della corte imperiale, per la sua personale protezione (da cui il nome, Saburai, da Samurai “tenersi al lato, servire), e particolarmente addestrati nella pratica delle arti marziali. In seguito, il nome di Samurai fu attribuito a tutti i Bushi di un certo rango, appartenenti a famiglie guerriere (Buke). Solo i Samurai avevano il diritto di portare le due sciabole.
SAN: “tre” in sino giapponese. Suffisso onorifico di un nome che sta a significare, indifferentemente, Signore, Signora o Signorina.E’ anche detto Sama.
SEN NO SEN: prendere l’iniziativa in anticipo.
SHIZEN KUMITE: combattimento naturale.
SHOBU ZUYOSA: strappare la vittoria dalla morsa della sconfitta.
SHUBO UCHI: percossa con l’avambraccio a bastone.
SOTO MAWASHI UKE: parata circolare col taglio della mano.
SUBER IKOMI: scivolare nella guardia dell’avversario.
SURI UKE TSUKI: parata scorrevole con pugno. Deviazione del pugno dell’avversario dall’ interno con un movimento scorrevole del gomito, attaccando contemporaneamente.
SUTEMI WAZA: tecnica d’emergenza.
SANCHIN: esercizio respiratorio abbinato a movimenti di modesta ampiezza. Esso è anche un Kata di base dell’area Shorei.
SANCHIN DACHI: posizione a clessidra. Gambe divaricate con un piede in posizione di poco avanzata rispetto all’altro. Entrambe le ginocchia devono essere piegate e dirette all’interno. Tendere l’addome verso il basso mantenendo il tronco eretto e perpendicolare rispetto al suolo.
SANKAKU: stile di Karate moderno, creato da Nambu Yoshinamo, che si sviluppò soprattutto negli USA e in Giappone negli anni settanta.
SANKAKU TOBI: “triangolo”. Calcio triplo, eseguito saltando e diretto alla testa o al torace dell’avversario.
SANREN TSUKI: tre tecniche di pugno eseguite in rapida successione.
SASAE UKE: tecnica di parata protratta nel tempo.
SEIKEN: parte anteriore del pugno. Per colpire si utilizzano le nocche dell’indice e del medio.
SEI ZA: posizione assunta dai praticanti di arti marziali, prima dell’allenamento o nell’intervallo tra due fasi di esso, seduti “alla giapponese” sulle ginocchia o nella posizione del “loto”. In entrambi i casi la colonna vertebrale deve mantenersi verticale e la testa diritta, con le mani appoggiate sulle cosce o sulle ginocchia. “posizione detta anche Zano”.
SENSEI: “professore”, “nato prima”. Titolo attribuito, con deferenza, a tutti coloro che hanno la reputazione di aver completato un loro importante opera. Nelle arti marziali questo titolo viene riservato al caposcuola o al fondatore di un Ryu o di uno stile: generalmente un 10° Dan. Nella pratica, però, il Sensei è colui che dirige un Dojo e, generalmente, un maestro di arti marziali.
SERYUTO: mano a sciabola cinese. Piegare la mano in modo da formare una curva con il polso.
SERYUTO UKE: parata con la mano a sciabola cinese.
SHAOLIN SI: tempio buddista cinese detto della “piccola foresta”, fondato, secondo la tradizione, nella regione di Henan sul monte Sonshan nel 496. Il monaco indiano Bodhidharma, secondo la tradizione, vi avrebbe soggiornato nella seconda metà V secolo, insegnando i principi indiani di combattimento senza armi, per permettere ai religiosi Chan di difendersi contro le aggressioni dei banditi da strada.
SHI: “Yon”. quattro.
SHIAI JO: termine equivalente a Dojo. Lo Shia jo ha le stesse dimensioni di un Dojo di Judo; in generale esso è costituito da una superficie quadrata di 8 o 10 mt. di lato, su cui vengono effettuati i combattimenti arbitrati.
SHIKO DACHI: posizione quadrata. Posizione identica a quella del fantino (Kiba dachi), eccetto che i piedi sono diretti all’infuori con un angolo di 45° ed i fianchi sono più bassi.
SHIMPI TOTE: Karate misterioso.
SHIHO WARI: tecnica di rottura di tavolette, eseguita con potenza, su quattro lati.
SHITTSUI: ginocchio a martello.
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